Descrizione
Nasce oggi così, col sogno di una Poesia realmente antivirale, l’auspicio e la pratica informatica di questo VIRTUAL LABORATORY, che poi è anche – o ambisce ad essere – un LABORATORIO VIRTUOSO… Voi mandate dei brani, delle “liriche”, ed io mi provo a commentarle da casa, ogni mercoledì, perché non manchi, e lo ripeto, il gesto, il rito poetico, che è mediamente catartico – in certi rari casi, sic, apotropaico (ricordate quando leggiamo i testi incrociati, li teatralizziamo anche a più voci? Tutte cose che sa fare molto bene Nina)… La prima battuta d’alleggerimento è allora questa: Se Maometto non va alla Montagna, la Montagna va da Maometto…Dove non capisco ancora bene se Maometto sia io, e voi, il Laboratorio, la Montagna – o viceversa, o forse niente di tutto questo. Però attenzione al linguaggio. La poesia è linguaggio. Non è quello che senti, che conta e vale, ma come lo scrivi: Forse un mattino andando in un’aria di vetro…Montale è diventato Montale perché ha saputo raccontarci dei malesseri ordinari,
oggi si direbbero standard, con l’eccellenza d’una lingua insieme filosofica e sonora, melodica e dissonante insieme (…) Noi pure ci credevamo – poi l’amata o bistrattata poesia, è andata completamente a (s)finire altrove: ma insomma, il richiamo dolce o cupo della foresta, è sempre quello: linguaggio introiettato, imploso, linguaggio insieme di mente e cuore. Non sociologismo, non giornalismo della poesia. Per quello ci sono già le c.d. Scienze Umane… Giornalisti, sociologi, società liquida… Ma filtro, cadenza ritmica e distillazione poetica, auratica acquisizione simbolica della parola.