Descrizione
«Diana Cavorso scrive benissimo, con mano ferma e leggera, come sempre in realtà bisognerebbe
scrivere: niente affettazione, niente ricalchi (o ricatti) sociologici, o peggio, ghirigori di vièto psicologismo… Solo la provvidenziale, flaubertiana, appunto, parola giusta, la manzoniana attenzione all’etica medesima degli eventi, perfino alle risorse virtuose, insomma alla catarsi preziosa del linguaggio: ma senza forzature, senza enfasi o recriminazioni»
dalla Introduzione di Plinio Perilli