Un fiore a Giverny
Enrico Andreoli

23,00

Un fiore a Giverny

Enrico Andreoli

 

COD: 978-88-3373-738-6 Categoria: Tag: , ,

Descrizione

ENRICO ANDREOLI. Nato a Negrar di Valpolicella (VR) nel 1980, è sposato ed ha una figlia. È consulente legale e giurista sanitario, giornalista ed ama scrivere poesie e racconti. Finora ha pubblicato: “Le Perle del Veneto Parte I”, una prima raccolta delle bellezze provenienti dalla sua Regione di appartenenza con l’intento di proseguire la esplorazione della Penisola italica, e diverse raccolte di poesie all’interno delle collane “Le tue parole n.51” (2019), “Emozioni n.29” (2020), “Note n.22” (2021) e delle Agende del Poeta (2021 e 2022), edite dalla Casa Editrice Pagine.

 

Europa

Ove vivo e radico il mio cuor

appar sempre chiaro e dilata il mio onor,

di militar nel Continente che civiltà curò

or voglio presentarvelo in giocoso Rondò.

S’affaccia all’acque atlantiche la terra lusitana

gente semplice ed umile vi accoglie con gli occhi,

il Fado e il bel clima distribuiscon rintocchi

la Porta del Tavolier vi saluta con alma umana.

Prossimo e con movimento si snoda il suol ispanico

lugar di corride, festa, passion e flamenco,

il sol vi bacia tra Castilla real e Catalogna naval

non vi è esser che non ami sua magica dispersion.

Al di là dei Pirenei, riservata e orgogliosa

nazion transalpina, madre di Napoleone,

a ben donde delle ville ha grande opinione

vallate, piane ricche e natura rigogliosa.

Salpiam da Calais e miriam scogliere bianche

Albione celtica e normanna al lato manco si conduce,

le contee, la grande Londra e il nobil aplomb la distinguon

Galles e Scozia concludon la tavola.

Verso il sol che occide risiede silenziosa,

l’isola del trifoglio con il verde incantante,

viste sterminate, pelago e brezza sibilante

non completa a volte si sente, ma parla rispettosa.

Volgendo in terra ferma, in culmine franco a settentrion

sconfinar nello spirto vallone, avamposto di Eliseo,

fiammingo sentir e nordico curiosar

belga union di luppolo e delizie dolciarie.

Poniam il nostro piede nel paradiso dei fiori

Paesi Bassi, animi cupi posson risorger agli albori,

biciclo ivi ìmpera con silente frastuono

e il ghiaccio, a pattinar, si rivela buono.

Il Granducato solitario decide di molte sorti

qui trovan alloggio numerose corti,

confine con il globo teutonico

di chi il sogno unito conservar vuol unico.

La penisola danese, iperboreo incipio

regno di Andersen, baltico imbocco,

citata da Shakespeare, contegno a volte barocco

con tenace perseveranza scioglie cadun inghippo.

Ormeggian lassù nel Mar di Settentrion

l’isoletta ventilata di pecore e monton,

vulcanica landa che Terra Verde guarda

lunar sembianza con giacer di vegliarda.

Norvegia, conquista artica

ispira avventurieri del sol notturno,

fiordi e monti, remoto stupor

le dan prima di triade nordica.

La median Scandinavia stupisce per bontà

tra rigide avversità e calme contrarietà,

dall’alto sorveglia i cugin dell’altra sfera

vita più isolata, ma autentica e vera.

Il finnico sguardo penetra iridi foreste

ermetico porsi, ma spensierato gioir,

casa del Babbo di regali, sogno dei piccini,

fascino lappone, arduo da espor.

Le tre piccole sorelle baltiche unite stanno

piccolo coro sembran sempre intonar,

sulla pianura sarmatica, imponente a guardar

più belle, estoni, lettoni e lituane patrie ogni anno.

La magion di Giovanni Paolo

libera dalla Cortina, potenza rivendica,

tra germanico zelo e russo orgoglio

guida forte e sicura per l’europeo convivio.

Sotto i Sudeti, patria di Veceslao

capofila di libertà dal sovietico tiranneggiar,

boema onestà, praghese primavera i ricordi da dorar

la ceca popolazion dagli antichi similar ha detto ciao.

Slovacca vicinanza rimembra i tempi andati

division amical e pacifica, il grande merito,

rispettosi e felici or gli abitanti son

diplomatiche amicizie da scoprir giungono.

Terra magiara e combattiva

gelosa di idioma e di invettiva,

il lago più grande custodisce

le danze son aperte per chi le gradisce.

Frontiere balcaniche si guardan e si calmano

sloveni, dalmati, serbi convivono, ma non s’amano,

interesse comune or antepor si deve

la storia il lor passato rispettosa si beve.

Leve rumene e bulgare compaion

ricordi non belli, ma rinati appaion,

strada lunga e tortuosa passan

se le sorti europee voglion divider.

La culla ellenica di democrazia

nell’egeo placidar con riposo,

l’aver insegnato il governo, insuperabil mercanzia

sua grandezza da elencar tentar non oso.

Disancoriam al mediterraneo mediano

Cipro e Malta, i due Bravi del mondo titano,

entrar si può, con deferenza massima

in tal guisa esperienza ottima.

Italia, meraviglia dell’universo

miglior anche se il mondo fosse reverso,

bellezza qui dimora da millenni e non si sposta

se vi passate, l’occhio prosegue, ma il battito resta.

Elvetiche e austriache colonne stabilizzan tutto

si bilancin i popoli con far zitto,

affondan tra le Alpi le radici magiche

sembran distanti, solitarie, ma amiche.

Teutonica estension infine règola

indole coriacea fermar non si può,

a dir “brava e precisa, ma di più no”

con il lavoro ci ripara, montando ogni tegola.

Tante visioni, molti intimi nel Continente

da tempo immane la gente non era ridente,

difficile è concertar tanti figli capricciosi

memori di passato smetton d’esser lamentosi.

Vi chiedo, meglio la pace o la guerra?

un libro di storia e guardate com’era,

chi è triste senza travaglio si ricopra di speranza

il cultural interscambio termina lagnanza.

Europa,

hai sofferto tanto, ma la pena ne è valsa

tu rimanga in quiete, con accortezza,

giungerà con calma la tua rivalsa

velocità diverse, varietà e dissidi, tal è la tua bellezza.

 

30 giugno 2014

 

Enrico Andreoli